Adesione allo sciopero del 17 novembre 2023 da parte dei Dirigenti delle Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni, Segretari Comunali e Provinciali e Dirigenti Professionali, Tecnici e Amministrativi della Sanità

La Fedirets/Direts, nelle sue due componenti DIREL e DIRER/SIDIRSS, comunica l'adesione allo sciopero generale del prossimo 17 novembre.

La DIRETS si rende parte attiva nei confronti del Parlamento e del Governo per rappresentare le crescenti preoccupazioni che si stanno diffondendo tra i propri iscritti, ed in tutta la categoria rappresentata, di fronte alle modifiche peggiorative in tema di regime pensionistico prospettate in questi giorni.

Si tratta, con tutta evidenza, di ipotesi che lasciano presagire la possibilità di consistenti fughe dal lavoro attivo e che mortificano il ruolo e l’impegno dei dirigenti pubblici.

Gli Enti territoriali, in particolare, pagano ancora il prezzo degli effetti della legge c.d. Delrio del 2014 e della fallita riforma costituzionale del titolo V della Costituzione che, in ragione di una sbandierata motivazione di contenimento della spesa pubblica – rivelatasi infondata giuridicamente e contabilmente – ha invece semplicemente ridotto drasticamente gli organici di personale di questi Enti e le relative risorse economiche, lasciando agli stessi le stesse competenze e responsabilità.

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La manovra di bilancio per il 2024: inaccettabile attacco alle pensioni future dei dipendenti di Enti Locali e Sanità

Ci associamo, con piena convinzione, alla posizione espressa dalla COSMED, Federazione di cui facciamo parte,  nei confronti dell’ennesimo tentativo di finanziare una manovra di bilancio  attraverso operazioni che intaccano, mediante inaccettabili  operazioni sui rendimenti contributivi,  il valore delle pensioni dei lavoratori degli Enti Locali  e della Sanità.

Il Segretario Generale DIRETS/Segretario Nazionale DIREL

Mario Sette 

Comunicato COSMED

24 ottobre 2023

"LA BOZZA DELLA LEGGE DI BILANCIO TAGLIA I RENDIMENTI DELLA PARTE RETRIBUTIVA. MANOMESSO IL CALCOLO E  IL VALORE DEI  RISCATTI VERSATI. SI ERODONO IL CAPITALE E I RISPARMI  MATURATI DA PARTE DEI CONTRIBUENTI. NECESSARIA UN AMPIA E UNITARIA MOBILITAZIONE.

La bozza di legge di bilancio in circolazione reca all’articolo 34 la riproposizione di un provvedimento già annunciato e poi ritirato nella legge di bilancio dello scorso anno: il taglio dei rendimenti della parte retributiva delle pensioni  in particolare dei dipendenti della sanità (CPS) e degli  Enti locali (CPDL). Le pensioni non sono un regalo per i dipendenti in generale e per i dipendenti pubblici: tutti i contributi sia di parte datoriale e a carico dei dipendenti vengono da sempre sottratti dalle risorse contrattuali. In particolare gli aumenti contrattuali vengono decurtati del 37% per alimentare gli accantonamenti previdenziali, inoltre il 33% delle retribuzioni viene destinato per la pensione futura. Semmai sono gli evasori che beneficiano di pensioni non sostenute dalla contribuzione.

Tagliare i rendimenti significa manomettere le regole e in particolare non rispettare le condizioni di rendimento previste per coloro che hanno riscattato i periodi di studio sulla base di una tabella di rendimento che adesso non si vuole più rispettare. Sarebbe come se dopo aver acquistato un titolo di Stato con un determinato tasso di rendimento fisso, in corso d’opera venisse ridotto. Uno Stato e un governo credibile e responsabile non lo può fare. Tutto ciò è inaudito e fonte di un infinito contenzioso. I risparmi sono irrilevanti e vanno a colpire il pubblico impiego che contribuisce con le aliquote massime e senza evasione fiscale. Il sistema previdenziale perderebbe di credibilità favorendo l’esodo dei dipendenti pubblici alla prima data disponibile. L’istituto del riscatto, fonte di entrata immediata, sarebbe fortemente penalizzato.

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